Come potremmo immaginare, i social network stanno diventando progressivamente parte integrante della nostra routine. Fatta eccezione per i bambini ai loro primi anni di vita.
L’educazione digitale come “vaccino” dalla dipendenza dai social network
A causa del loro utilizzo sempre più a carattere ossessivo, questa sorta di “dipendenza2.0” sta limitando molto la comunicazione vis-à-vis. Ma questo è solo uno dei tanti punti da menzionare, poiché recentemente stanno prendendo sempre più campo altri aspetti da osservare con particolare attenzione. Soprattutto tra gli adolescenti, stanno diventando giorno dopo giorno bersaglio di giudizi esterni, sia da parte dei loro pari sia da parte degli adulti coinvolti.
Certamente, i social media maggiormente usati, vale a dire Facebook, Instagram, Whatsapp e TikTok hanno un ruolo non indifferente in ciò. Mark Zuckerberg ha cercato di ovviare al problema, facendo apportare modifiche in termini di limitazione della privacy alle varie piattaforme gestite e messe sotto un unico dominio.
Si può dire che questi social abbiano stimolato sempre più quegli influencers (prevalentemente ragazze/i), a pubblicare in modo sempre più costante nuovi contenuti online, in modo da avere più visibilità e attingere ad una forma di guadagno piuttosto agevole.
Si potrebbe dunque pensare che, specie tra i giovani, non esiste alcun allarmismo in tutto ciò. Eppure, stando a quanto riportato in un’importante inchiesta condotta dal Wall Street Journal, parrebbe che si stia diffondendo tra diversi utenti social una nuova forma di manipolazione, che prende il nome di “Rinforzo Positivo Intermittente”.
In cosa consiste?
A questa domanda, ci viene fornita una prima risposta da alcuni psicologi più esperti del settore dove i videomakers vengono stimolati costantemente dai manipolatori –tramite tutta una serie di adulazioni, complimenti, follows, e reactions – a pubblicare sulle piattaforme social nuovi contenuti, causando conseguentemente nel singolo cliente, una combinazione di emozioni che possono alternarsi tra l’incertezza, l’ansia ed il desiderio.
È possibile arginare il problema? Prendendo consapevolezza del fatto che sta divenendo sempre più inevitabile in primis, una trasformazione tecnologica, e in secundis, maggiormente frequente il problema del cyberbullismo, del bodyshaming, del revenge porn e del sextortion (reati ed estorsioni a scopo sessuale), l’educazione digitale si pone come prerogativa l’opzione di far imparare agli utenti interessati tutta una serie di strumenti (tecnologici e culturali), in modo da aiutarli a saper condurre una specifica scelta di vita con consapevolezza e senso civico.
A chi è rivolta l’educazione digitale?
Grazie ad un percorso di formazione continua, l’educazione digitale è consigliata a chiunque, in quanto deve invitare a far riflettere sui rischi che può comportare un determinato stile di comunicazione aperta digitale, per poi lavorare sia insieme sia singolarmente, su escamotages per ovviare a questo particolare tipo di problema.
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Articolo di Bambi Francesco